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Londra

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Londra, sarè una quattordicenne a essere sottoposta agli esami
per capire se è una candidata idonea. Ed ?subito polemica
Trapianto di faccia
questione di giorni

Toccher?a una ragazza sfigurata, ma serve il s?degli psicologi
A soli due anni un incendio le distrusse il viso
di DANIELE DIENA

E' questione di giorni, questione di superare solo alcuni esami psico-fisici e poi una ragazza irlandese di 14 anni sarè la prima persona al mondo a risvegliarsi da un delicato intervento chirurgico con la faccia di un altro. Il primo trapianto facciale, con tessuti prelevati da un cadavere, annuncia il Sunday Times di ieri, sar?presto effettuato all'ospedale londinese "Royal Free" dal chirurgo estetico britannico Peter Butler. La paziente designata ha il volto completamente sfigurato fin da quando aveva 2 anni, quando rimase gravemente ferita in un incendio. Ustioni così gravi che hanno distrutto in profondit?i tessuti, fino a coinvolgere i muscoli facciali, tanto che le tecniche ricostruttive tradizionali non hanno consentito di ridarle le sembianze di un volto pur minimamente normale.
 

Il chirurgo inglese, che giàa novembre aveva annunciato di prepararsi all'intervento, trapianter? oltre alla pelle, anche il grasso sottocutaneo, i muscoli, i vasi sanguigni, i nervi e il tessuto osseo, dopo aver ovviamente rimosso i tessuti corrispondenti nel ricevente. Un intervento insomma decisamente più radicale di quelli che si fanno comunemente agli ustionati, prelevando lembi di pelle dalle parti sane del loro corpo, e che dovrebbe assicurare al trapiantato una mimica facciale migliore. Cos?perlomeno promette il dottor Butler, secondo il quale "la procedura è il naturale sviluppo delle tecniche dei trapianti d'organo e il rischio di fallimento ?inferiore al 3 per cento".

Tutto dovrebbe essere reso possibile grazie a tecniche di microchirurgia, che sono poi le stesse che si usano quando si riattaccano arti oppure organi amputati, nonch?nei trapianti d'organo. La nuova frontiera chirurgica, fino a ieri ai confini della fantascienza o di storie avvincenti come quella dell'agente e del terrorista che si scambiano i connotati nel film "Face Off", ?in preparazione anche in Italia: presso la cattedra di Chirurgia plastica dell'Universit?omana di Tor Vergata, diretta dal professor Marco Gasparotti, giàda due anni stanno compiendo simulazioni del trapianto.
 

Ma per altri è una sorta d'azzardo chirurgico che fa discutere non poco, sia per certe incognite che comporterebbe, sia per le inevitabili implicazioni psicologiche: "Non c'?alcun dubbio che tecnicamente l'intervento sia possibile - commenta il professor Pierluigi Santi, docente di Chirurgia plastica nell'ateneo genovese - La faccia ?irrorata dai vari rami della carotide e, secondo il punto in cui si taglia quest'arteria, e quindi la si ricuce, si possono alimentare i diversi tessuti trapiantati, sia quelli superficiali che quelli profondi. Il problema sono i nervi che hanno vari fasci e basta niente a collegarli male. Quello che mi chiedo inoltre ?cosa si potr?più fare sul paziente se qualcosa andasse male".

Per il professor Santi, che rimanda ai fallimenti dei precedenti tentativi di trapianti da cadavere, è anche discutibile che si scelga di sottoporre, per tutta la vita, il paziente alle terapie immunosoppressive quando sono in continuo progresso le tecniche di ricostruzione dei tessuti, partendo dalle cellule staminali del paziente. "Il più grande ostacolo piuttosto ?rappresentato dall'opinione pubblica", dice invece, sicuro di s? il chirurgo inglese. In effetti la notizia del trapianto imminente ha giàriaperto in Gran Bretagna il dibattito sui traumi psicologici che potrebbero subire i pazienti che, in futuro, vi si sottoporranno. Non per niente l'intervento, per poter essere effettuato, dovr?prima ricevere il via libera da un apposito comitato etico, presieduto da Simon Weston, eroe della sfortunata campagna delle Isole Falklands, tornato a casa con ustioni sul 49 per cento del corpo. Ma intanto altre tre donne si sono giàmesse in lista d'attesa per sottoporsi al pionieristico intervento.


 


Tratto dal quotidiano la Repubblica

 

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