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Infezioni: medici alle prime armi rischiano di diffonderle


LOUGHBOROUGH (Londra), 21 ago - Medici alle prime armi sotto accusa: rischiano di diffondere infezioni negli ospedali. Uno studio inglese, pubblicato sulla rivista "Occupational and environmental medicine", ha scoperto infatti che i giovani camici bianchi non solo continuano a lavorare anche quando hanno malattie contagiose, ma tendono anche a nascondere i loro disturbi. Si comportano così perché hanno paura di essere etichettati come lavativi dai primari e di contrariare i colleghi, che si vedrebbero assegnare lavoro in più. Tuttavia secondo i ricercatori questo comportamento contribuisce ad innalzare il rischio che i pazienti contraggano infezioni durante il ricovero ospedaliero (fenomeno che costa ogni anno in Inghilterra circa un miliardo e mezzo di euro) e andrebbe scoraggiato con politiche ospedaliere ad hoc.

Michael Perkin, pediatra presso il St. Georgès Hospital di Londra, ha intervistato nel 1993 e nel 2001 due gruppi medici in formazione composti rispettivamente di 81 e 110 operatori (fra addetti ai reparti di ostetricia, pediatria e unità di terapia intensiva). Nel '93 il 62% aveva contratto infezioni, contro il 68% nel 2001. Grazie ad una serie di interventi per migliorare le condizioni lavorative e le tutele dei giovani medici, sono aumentate le percentuali di medici con malattie infettive che prendevano dei giorni di malattia, passando da 15% nel 1993 al 37% nel 2001. Tuttavia rimanevano pressoché identiche le percentuali di dottori (72% e 68%, rispettivamente) che si sentivano obbligati a continuare a lavorare, anche se malati, a causa delle pressioni sul posto di lavoro. E questo nonostante la maggior parte dei medici fosse consapevole che le infezioni che si manifestavano come vomito/diarrea, problemi urinari e cutanei potevano essere trasmesse ai pazienti e, quindi, richiedevano un'astensione dal lavoro.
Tratto da News2000





 

 

 

 

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